Chi è mio figlio? Come rapportarsi a questo estraneo in casa
L'adolescenza è un periodo di crescita rapida, dove si va alla ricerca di una nuova identità, si vivono contemporaneamente più cambiamenti a livello fisico, emotivo e cognitivo. L'alternarsi di stati d'animo diversi, lo sperimentarsi nella ricerca di una nuova autonomia porta i ragazzi a mostrarsi in modo talvolta eccentrico, spesso ambivalente. Non vogliono perdere occasioni, corrono dietro alla vita per tutte le possibili strade che fino a quel momento erano state vietate.
Il sistema motivazionale dell'attaccamento non è più dominante e spesso cede il posto a quello agonistico; molte relazioni vengono vissute con sfida, soprattutto quelle con gli adulti di riferimento.
Anche i genitori di figli adolescenti sono in crescita, affrontano un periodo di cambiamento educativo, durante il quale si mettono in discussione e cercano la chiave giusta per avere accesso al proprio figlio, quello che prima funzionava sembra non avere più la stessa efficacia.
Gli adulti vengono chiamati dentro in modo forte e provocatorio, ma devono riuscire a rallentare e mettersi in ascolto per adattarsi ai nuovi bisogni del figlio, al suo nuovo modo di relazionarsi e di esprimersi. Bisogna mettersi in gioco ogni giorno, evitare una rigidità degli stili educativi, valutare le situazioni per mostrarsi protettivi, autorevoli o permissivi in base al contesto.
Nonostante i continui conflitti e il periodo di ribellione gli adolescenti hanno ancora bisogno di avere degli adulti accanto, che possano spronare all'esplorazione ma anche svolgere una funzione di contenimento.
Talvolta serve lasciare libertà, promuovere l'autonomia e permettere di fare errori senza sostituirsi a loro, si scoprirà un nuovo modo di stare vicini, adattandosi alla loro crescita. Fare un passo indietro e mettersi in silenziosa osservazione consentirà ai ragazzi di testare il senso di autoefficacia e, grazie alla fiducia mostrata nei loro confronti, si sentiranno più sicuri e capaci.
Anche la libertà però va conquistata poco alla volta, negoziata tramite il confronto e la discussione. Da un punto di vista evolutivo il compito dei giovani è quello di spingere oltre i propri limiti, talvolta con la speranza di essere frenati, anche questo tipo di protezione è un gesto d'amore.
Non sempre si riesce a chiedere agli altri di essere protetti, soprattutto quando la grande sfida è giocata sul farsi vedere grandi e autonomi, capaci di cavarsela da soli. Leggere i segnali dell'altro, capire se è in difficoltà, consente di modificare in itinere lo stile educativo addottato in quel momento, consapevoli che talvolta serve mettersi dietro ai figli e stare in osservazione, in altre occasioni essere accanto per poter incentivare se necessario, ma in altre ancora mettersi alla guida, essere davanti per indicare la strada e segnare i limiti se il sentiero diventa pericoloso.
Anche nei momenti difficili è necessario porre attenzione ai vissuti che i propri figli portano, bisogna essere in ascolto e provare a dare un nome alle emozioni che abitano dentro di loro. Il dialogo è lo strumento che spesso permette di uscire da uno scontro, la comprensione dei vissuti dell'altro consente di capire quando è necessario intervenire per prendersi cura in modo fermo e deciso.
L'adolescenza porta ad essere genitori in cammino con tutte le energie e le fatiche che questo processo richiede. Nella confusione dei continui cambiamenti, delle sfide che vengono ingaggiate ogni giorno, non sempre si riesce a valutare le situazioni con attenzione e con il distacco dovuto. Può succedere di ritrovarsi immersi in dinamiche disfunzionali che intrappolano in un vortice di emozioni dal quale è difficile uscire. Se non si riesce a gestire questa imprevedibile fase di crescita e tutto diventa motivo di conflitto e di malessere, l'aiuto di un esperto può essere utile per prevenire un disagio maggiore e avere una visione differente delle dinamiche nelle quali si è invischiati. I ragazzi spesso vivono la proposta di un aiuto esterno in modo ambivalente, sembrano non accoglierla con piacere ma allo stesso tempo il loro malessere è stato riconosciuto e uno specialista che è al di fuori dei giochi familiari può essere per loro occasione di mostrare la parte più vera, senza paura di deludere o di ferire.
Un percorso psicologico basato sull'ascolto e sull'accoglienza permette di dare un senso a quello che succede, consente di comprenderne il significato e potersi raccontare in una storia che metta insieme ciò che erano e ciò che stanno diventando.
Dr.ssa Lucia Manzini
Psicologa Psicoterapeuta
a Genova
Psicologa Psicoterapeuta
Partita IVA 01880300999
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della regione Liguria n. 07/1599 del 7/11/2006