Si ha la certezza che gli altri non possano comprendere cosa significhi vedere il buio e tutti gli aspetti della propria quotidianità vengono letti a conferma delle sensazioni di isolamento e inaiutabilità.
Il cammino della vita è inteso come un percorso da compiere da soli, durante il quale si incontreranno molte persone ma solo alcune staranno vicine per brevi tratti, per poi cambiare strada. Sembra inevitabile la solitudine e la necessità di dover contare unicamente sulle proprie risorse. L'autosufficienza compulsiva rende tutto faticoso, a tratti insormontabile: sentirsi apprezzati dalle persone amate, ottenere un ruolo nella società, evitare un rifiuto...per ogni successo raggiunto è necessario lottare, talvolta contro la sensazione di inadeguatezza, altre volte contro l'ostilità degli altri.
Per proteggersi dall'inevitabile abbandono sembra quasi necessario tenere nascosti aspetti di sè che gli altri non comprenderebbero e non potrebbero accettare. Questa strategia diventa però disfunzionale, non permette di costruire rapporti intimi ed autentici, fa crescere l'idea che dentro di sè ci sia qualcosa di negativo, e non aiuta ad integrare in modo coerente le rappresentazioni di sè e le informazioni provenienti dall'esterno.
Ci si trova a vivere una solitudine epistemologica, che fa diventare costruttori di distanze e separazioni. Il rapporto con gli altri viene vissuto con frequenti idealizzazioni a cui seguono profonde svalutazioni.
Anche nei momenti più duri la dimensione di aiuto non viene riconosciuta come un'esigenza personale, ma continua ad essere vissuta verso l'altro, l'accudimento e l'ascolto di chi sta accanto diventano tratti caratteristici su cui fondare la propria identità ed ottenere accettazione, i comportamenti degli altri sono tollerati, mentre i propri vengono vissuti in modo colpevolizzante.
Nella depressione si vive un malessere psichico indefinito che spesso si esprime anche con sofferenza somatica. La difficoltà a stare in relazione è dovuta anche ad una perdita d'interesse e alla mancata progettualità futura.
Sembra impossibile uscire da questo tunnel privo di colori ma è importante ricercare le sfumature che si sono perse.
L'inaridimento emotivo ed affettivo hanno consentito una visione parziale del mondo, gli aspetti negativi della realtà sono diventati i più rilevati e le emozioni sono vissute in modo confuso. Riprendere contatto con il proprio mondo interno fa riscoprire vissuti nascosti, ridare il giusto peso alle emozioni dominanti permette di acquisire flessibilità nella lettura dei significati.
Uno spazio neutro dove ci si può concedere di vivere esperienze di autenticità personale, dove ci si può permettere di essere se stessi senza paura di spaventarsi e spaventare l'altro è già di per sè terapeutico. E' importante chiedere aiuto ad uno psicologo o psicoterapeuta, accettare la vicinanza, anche se la fatica è difficile da condividere, certi che uno sguardo più distante può aiutare ad elaborare i propri vissuti e vedere la realtà con lenti meno offuscate.
Dr.ssa Lucia Manzini
Psicologa Psicoterapeuta
a Genova
Psicologa Psicoterapeuta
Partita IVA 01880300999
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della regione Liguria n. 07/1599 del 7/11/2006